«La giungla è una pezza assurda, Cì».
Tarzan è stravaccato sul divano-amaca del suo bilocale con servizi al terzo piano dell’albero condominiale e «Cì» è Cita, che è una scimmia ma paga mezzo affitto e metà delle spese di condominio pure se non usa l’ascensore.
«Uhuhuh. Uh uh. Uuuuh».
Cita è d’accordo, si stende pure lei e prende il telecomando con la coda un attimo prima di Tarzan.
«Oh, mo’ non t’accollà coi programmi di cucina coi superchef. Tutti a fa’ i fenomeni».
«Uh uh uh. Uuuuh. Uhuhuh».
«No che non sto a rosicà».
«Uhuh uh».
«Invece no. Ti acchitto una ricetta segreta che Cannavacciuolo levati proprio. Scommessina. Se vinco io, ‘sto mese paghi tutto te».
«Uh uh uh uh. Uh uh. Uh uh uuuuuuuuuuuuh».
«Oh, certe volte non te se po’ proprio parlà».
Tarzan sparisce in cucina per un tempo interminabile. Cita ha il tempo di fare un turno di lavoro da ausiliario del traffico. Ha dovuto cancellare tre volte dalla base dell’albero CITA INFAME PER TE SOLO LE LAME, alla fine si è arresa e ha smesso.
Quando torna butta berretto e giacchettina per terra e vede Tarzan uscire dalla cucina con le mani dietro alla schiena e fulminarla con lo sguardo.
«Uh Uh Uh, Uh!»
«Non accanno niente e non so’ tu zio».
«Uh uh».
«Ok. Tieni, pure se non te lo meriti».
Tarzan tira fuori una bella coppa con del gelato.
«Uhuhuh. Uh uh».
«Lo so, lo so. T’ho fatto i gusti della giungla, riso e arachide».
«Uh uh uuuh?»
«Sì, nella giungla ce sta pure er riso. Sei te che non sai cercà».
Cita alza un sopracciglio e affonda il cucchiaio nella coppa.
Da quel momento in poi Tarzan non ha più cacciato una lira per l’affitto.